lunedì 26 novembre 2012

Vermeer e il secolo d’oro dell’arte olandese

Finalmente sono riuscita ad andare a vedere la mostra di Vermeer organizzata in questi giorni alle Scuderie del Quirinale. Mi ci è voluto un po’, forse perché ricordavo ancora le file lunghissime per la mostra di Caravaggio di due anni fa. Quella volta le file erano non infinite, di più! In qualsiasi giorno della settimana, a qualsiasi ora del giorno, con qualsiasi tempo.  Così ho dovuto rinunciare ad andarci, anche perché, per fortuna, avevo già visto prima alcuni lavori di Caravaggio. 

Questa volta, quando mi sono avvicinata al museo c'erano solo una decina di persone davanti l'igresso e due-tre gruppetti di scolari un po’ da parte. Cinque minuti di attesa ed ero già davanti alla cassa. Contentissima, ho percorso la famosa scala che porta nelle sale espositive, usata prima per far salire e scendere i cavalli. E qui mi aspettava uno leggero
shock, perché la sala era piena di gente. Probabilmente sono stata semplicemente sfortunata ed ho beccato il momento di concomitanza tra vari gruppi di scolari, pensionati e turisti stranieri. In ogni caso il fatto sta che davanti ad ogni quadro c’era un accumulo di persone, così dovevo aspettare alcuni minuti prima di poter vedere il quadro. Per fortuna, la seconda parte della mostra iniziava dopo il buffet, dove evidentemente si perdeva  una parte dei visitatori. Così la parte finale della mostra è stata meno stressante. 

Ammetto, che andavo a vedere Vermeer, potete quindi immaginare la mia delusione quando infine ho scoperto che i suoi quadri erano pochi. Diciamo che la mostra è dedicata più all’arte olandese del XVII secolo che a Vermeer. Ma alla fine è stata ugualmente interessante. I quadri olandesi dell’epoca sono come i brevi racconti sulla vita quotidiana nei Paesi Bassi. Niente di eclatante, ma carina nella sua semplicità. 

Visitando le mostre mi piace seguire il mio istinto, senza appesantirlo con commenti e opinioni degli esperti. Io osservo e prendo nota di quello che mi colpisce. Dopo sì, arriva la voglia di scoprire di più, e allora inizio a cercare la letteratura o più informazioni in internet. Ma all’inizio lascio che la mostra da sola mi regali le emozioni e nuove scoperte.  

Così, grazie a questa mostra, nel gruppo dei talentuosi pittori olandesi ho scoperto un nome che non conoscevo prima – Gabriel Metsu. Due dei suoi lavori "Uomo che scrive una lettera" e "Donna che scrive una lettera", mi hanno colpito particolarmente. Hanno una luce bellissima che è difficile da descrivere. Sono rimasta a lungo davanti a questi quadri, come se fossi incantata da questa luce calda e avvolgente. Così, grazie a Vermeer ho conosciuto anche Metsu.