lunedì 22 aprile 2013

Intervista con il fotografo Antonio De Paolis

Da che cosa è iniziato il suo percorso creativo?
Avevo già una passione per il disegno, per le arti figurative, da bambino mi  regalarono dei colori ad olio ed una tavolozza. Mio padre faceva una fotografia amatoriale, le classiche foto di famiglia, questo ha fatto aumentare in me la curiosità che piano-piano si è sviluppata. Quando sono cresciuto mio padre mi ha affidato la sua macchina fotografica, una Contaflex che ho ancora, spiegandomi le prime cose. Mi piace pensare che questa mia passione per la fotografia sia un po’ il ricordo di mio padre. 

Il suo genere preferito? 
La foto sportiva e la foto di reportage, però mi piace provare anche altri tipi di fotografia. 

I suoi maestri, fotografi/artisti di riferimento, i preferiti, i più amati? 
Forse è scontato ma direi Cartier Bresson.

Riesce ad andare alle mostre, a seguire un po’ di eventi? Che cosa le è piaciuto  ultimamente? 
Sì, se posso mi piace andare alle mostre fotografiche, anche per rivedere foto già conosciute. Visitandole mi vengono delle idee, prendo spunto sia per gli argomenti, ma anche per la tecnica. E poi attingo ispirazione dai libri fotografici di vari fotografi, ad esempio uno dei primi fu David Hamilton che mi piaceva molto per le sue fotografie con colori tenui ed un effetto flou che le rendeva quasi sfocate. 

Fotografia bianco-nero o a colori? Perché?
Fotografia bianco-nero. Perché il colore in qualche modo distrae chi guarda dal messaggio. Quindi se voglio essere sicuro che chi vede la foto percepisca il mio messaggio, quello che vedo io, allora la foto sarà in bianco-nero. Infatti, anche le foto per la mostra HANDMADE sono in bianco-nero perché lì non importa il contesto, lì l’attenzione deve essere concentrata sulla persona e su quello che sta facendo in quel momento. In questo caso il bianco-nero aiuta in questa concentrazione chi guarda. Colore sì, ma a quel punto diventa qualcosa di aggiunto, quando la foto non è più solo il messaggio, ma più una cosa artistica, si avvicina più ad una illustrazione, quando vuoi mostrare oltre al contenuto anche il lato estetico. Prendiamo un esempio – Formula 1. A colori fotografi la macchina, il pubblico, il casco, le bandiere. In bianco-nero la foto va più sull’espressione del viso, sulle mani, quindi sulla tensione del pilota.

Che cosa pensa della fotografia digitale, dei filtri, dei ritocchi, degli scatti con i cell? In che modo hanno cambiato l'approccio (oggi grazie a tutto ciò molti credono di essere dei fotografi) e questo tipo d'arte in generale? Rimpiange la fotografia classica, su pellicola? Il futuro della fotografia?
Oggi la fotografia digitale e gli smartphone hanno reso la fotografia un bene di consumo, quasi tutti oggi possono fare fotografia. Ma alla fine è solo il mezzo che cambia, rimane importante sempre chi scatta la foto. Quindi è sempre la bravura e l’idea che sta dietro alla fotografia che contano. Certo, poi ci possono essere delle aggiunte tecnologiche che aiutano in certi casi, ad esempio una macchina di livello medio-alto permette di fare le foto con poca luce, che non potresti fare con il cellulare. Ho notato che passando dalla fotografia normale, analogica a quella digitale alcune regole tecniche sono cambiate, quindi mi ci è voluto un po’ di tempo per abituarmi, non a caso oggi ci sono tanti corsi di fotografia digitale.

Io mentre scatto la foto già cerco di pensare a come sarà l’immagine finita, secondo me lo scatto deve essere più o meno finito. Però mi piace provare e sperimentare, oggi con i cellulari, con Photoshop, con i filtri si possono fare tante manipolazioni, la post-produzione a volte aiuta a raggiungere un effetto particolare. Però ripeto, una foto sbagliata è una foto sbagliata. La foto buona si può non tanto migliorare, quanto personalizzare. 

In genere mi ritengo abbastanza tecnologico, quindi va bene il progresso, non rimpiango i rullini. Anche se a volte mi piace tornare ai vecchi effetti. Ad esempio, i primi scatti per la mostra HANDMADE erano fatti in pellicola con la così detta grana, che era un difetto della pellicola, anche se a me piaceva. Per adottare gli ultimi scatti, in digitale, li ho riportati a quel effetto.  

L’informazione oggi è sempre più visiva, più da reportage, quindi secondo me l’immagine è e sarà sempre più sfruttata, usata, magari cambierà ancora la tecnologia, ma il futuro della fotografia lo vedo più che roseo. E poi è un linguaggio universale, che tutti capiscono, che non ha bisogno di traduzioni. 

Come mai ha deciso di fare le mostre solo adesso, dopo 30 anni di esperienza da fotografo? Perché non prima? Quale sono le sue aspirazioni? 
In un certo senso è stato un caso. All’inizio non ho mai pensato di fare le mostre e di mettermi in gioco, mi interessava solo fare delle foto. Ma poi continuando ad avere dei consensi, avendo sentito tanti complimenti, commenti e incoraggiamenti ho deciso di andare oltre, non fare solo le foto per i miei amici. Prima con i concorsi, con i quali non ho mai avuto un buon rapporto, nonostante i vari tentativi. Così ho deciso di organizzare delle mostre personali, l’unico modo serio per espormi. Chiaramente non avendo sponsor o un agente ci vuole più tempo prima di maturare un progetto e per poter portarlo fino all’esposizione. 

Attraverso una mostra cerco di capire quanto valgono le mie immagini, se i miei concetti che cerco di esprimere con la fotografia riescono ad emergere, oltre alla verifica del livello tecnico puramente fotografico. Mi piace poi pensare alla mostra a 360 gradi, nel senso non solo scattare e scegliere le foto ma anche come allestire la mostra, come mettere i panelli, come creare un certo ambiente per trasmettere, sottolineare le idee e i temi della mostra. Ad esempio, HANDMADE parla del lavoro manuale, quindi perché non fare le cornice grezze, fatte a mano. Così il progetto diventa una sorta di installazione. È anche un modo per distinguersi dagli altri. 

L'idea di questa mostra? Perche da Candle Store? 
L’idea di questa mostra la porto dietro da tanti anni, mi ha sempre affascinato del lavoro manuale, della gestualità delle mani. Infatti, all’inizio gli scatti che facevo erano concentrati sulle mani, però li mancava qualcosa, sembravano troncati. Poi ho capito che quello che mancava era l’uomo, l’artigiano, l’artista, l’espressione del suo volto, la sua concentrazione, è quella che dà la percezione dell’intensità del momento e del processo creativo.  

Questa mostra non è nata come un progetto fotografico per la mostra. I primi scatti sono stati fatti 30 anni fa, quando cercavo immagini per un concorso sul tema “Roma barocca”. Andavo in centro di Roma, in via Giulia, dove c’erano ancora delle botteghe di artigiani che sono alcune di quelle che ho fotografato. Poi questi scatti sono rimasti così, messi da parte mentre negli anni ne accumulavo altri. L’anno scorso però mi è venuto in mente di unire tutte queste immagini in una mostra, dando un senso a queste fotografie. 

La scelta di Candle Store è un caso ma anche no. Con Andrea Moraes ci siamo conosciuti per caso, le ho parlato della mia prima mostra e della mia attività di fotografo, e lei mi ha proposto di fare qualche mostra da loro. A quel punto ho iniziato a pensare al tema che potevo proporre in questo spazio e mi è venuto in mente questo progetto HANDMADE, adattissimo per questo negozio-laboratorio, ed è piaciuto molto anche ad Andrea. Insomma, è un incastro di tante cose, foto fatte in vari anni, persone che si incontrano per caso. Tutti abbiamo fatto un percorso e prima o poi dovevamo incrociarci ad un certo punto, in questo caso diventando la mostra fotografica HANDMADE da Candle Store, mi piace vedere così questo progetto. 

Ha già qualche nuovo progetto per il futuro?
Sì, c’è già un nuovo progetto, praticamente pronto, questa volta un po’ più ambizioso, forse anche da proporre all’estero. Il tema è completamente diverso. Mi piace cambiare sempre, perché cambia lo stato d’animo, perché non si ha la sicurezza che potrebbe derivare dal ripetere un tema magari già apprezzato. 


La mostra HANDMADE rimarrà aperta al pubblico in Candle Store in via Urbana, 21 fino al 15 maggio, tutti i giorni tranne domenica dalle 10.00 alle 20.00. Tutti i venerdì pomeriggio sarà presente l'autore delle fotografie.


Fotoreportage dal vernissage HANDMADE

in preparazione

ora un po di luce

tutto pronto

in attesa degli ospiti

nervoso?

ospiti della serata





La serata è riuscita

foto ricordo